I volti della mafia

Una volta la mafia era quella che non aveva mai un volto. Era latitante. Così è tuttora la mafia siciliana. Ma negli anni le organizzazioni criminali si sono modernizzate, acquisendo nuove modalità “operative”. Negli anni della Palermo in guerra, quella delle faide, degli assassinii illustri, quando le Forze dell’Ordine erano sulle tracce di Totò Riina, che fino ad allora era un uomo qualunque, il boss viveva in pieno centro (vicino viale Regione Siciliana) e chissà, probabilmente neanche il panettiere di fiducia sapeva chi fosse. Così come alcune foto ricostruite al computer hanno rivelato i possibili volti di Bernardo Provenzano – poi catturato in un casale sperduto tra le pianure siciliane – ed oggi di Matteo Messina Denaro. Ma la criminalità nell’era 2.0 ha assunto forme non meno inquietanti rispetto agli anni precedenti, manifestandosi ora con inchini di Madonne in processione davanti le case dei boss, ora con lo show dei Casamonica nella trasmissione Porta a Porta. Come a dire, i mafiosi sono entrati nelle case degli italiani come “L’eredità”, Carlo Conti, la Cuccarini ed il Festival di Sanremo. Sulle motivazioni che hanno indotto la Camorra e Mafia Capitale a manifestarsi, pare poco credibile che queste siano legate ad operazioni di marketing di cui non hanno di certo bisogno; allora forse si tratta di una sfida in piena regola. L’ennesima. Non meno spietata dei pizzini e degli avvertimenti certo, ma forse più subdola, beffarda, affamata. Sarà forse questo che ha portato Francesco Spada del clan di Ostia, a farsi una foto con gli attori di “Suburra”, Claudio Amendola e Pierfrancesco Favino, ignari di tutto. “Suburra” per l’appunto”, è il film di Stefano Sollima sugli intrighi di Mafia Capitale, che coglie spunto dagli scandali degli appalti, dell’usura, della corruzione sfociati nell’inchiesta dello scorso dicembre e che ha portato all’arresto dell’ex-terrorista dei Nar Massimo Carminati e di altre 44 persone, tra cui molti assessori e consiglieri comunali capitolini. Spada ha voluto mettere la firma, con la sua faccia, a quanto raccontato da “Suburra”, un marchio a fuoco e una sfida a quella ragazza, ingenua e malata, che nel finale del film di Sollima rappresenta la sacra e profana Roma che vuole vendicarsi al potere mafioso. Ma forse è solo un film.