Saline di Trapani, Paceco e Marsala: proseguono i lavori per il riconoscimento Unesco

Nei giorni scorsi, presso il Mulino Infersa nelle Saline Ettore Infersa di Marsala, si è svolto un Workshop per condividere in una visione globale, l’unione di intenti manifestata sulla proposta di candidatura a sito Unesco dell’Area vasta delle “Saline di Trapani, Paceco e Marsala”.

Hanno partecipato all’iniziativa le Istituzioni dei Comuni dell’Area interessata, della Provincia, della Regione, i referenti delle Soprintendenze del Mare e dei Beni Culturali e Ambientali, i rappresentanti dell’Iccrom (Centro Internazionale di Studi per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali) e l’autorità dell’Unesco in collegamento streaming (Skype).

Ha aperto i lavori Vincenzo Fazio (Presidente Strada del Vino Erice) mettendo in evidenza il momento storico importante per questo luogo del nostro ricco territorio ed elogiando il lavoro di preparazione dell’Iccrom. Gli interventi successivi hanno messo in evidenza la “unicità” della vasta Area delle Saline appellandola con originali metafore e dando enfasi alla sua collocazione in uno scenario ricco di altre “preziosità”: l’isola di Mozia, Lo Stagnone, le isole Egadi.

Giacomo D’Alì Staiti (Presidente Consorzio Valorizzazione Sale Marino di Trapani/Saline della Laguna) nel suo esaustivo e interessante intervento ha messo in evidenza l’unicità di questo bene inserito in un paesaggio che non ha uguali al mondo e la sua storicità, la presenza fenicia, l’ingegnoso progetto del canalone, il “coltivare il mare” per trarne l’oro bianco con i due principali sistemi (a mano e meccanicamente).

Anna Giordano (Direttore Riserva Naturale Saline di Trapani e Paceco) ha posto attenzione sull’importanza della tutela del bene che pur rappresentando un’attrattiva per i turisti deve essere salvaguardato dal pericolo di un turismo eccessivo e non regolamentato, e a tal proposito ha relazionato sulla tipologia ideale di servizi di accoglienza per una zona che viene definita Patrimonio Unesco.

Per il Libero Consorzio Comunale (l’ex Provincia, che è l’ente gestore della Riserva Naturale Isole dello Stagnone di Marsala), il Commissario Straordinario Giuseppe Amato ha delegato il Dirigente del settore “Cultura”, Diego Maggio, il quale – adoperando l’efficace metafora di un gioiello nel suo scrigno – ha attirato l’attenzione dei presenti sul fatto che le centinaia di ettari a salina (dove, nei secoli, si è sviluppato un singolare eco/sistema) rappresentano il suggestivo e prezioso segmento (una tra.ma, appunto, cioè Trapani/Marsala) di prospetto ad uno scenario ancora più vasto ove tuttora vivono decine di migliaia di ettari a vigna, che hanno costituito, nei millenni, un autentico eno/sistema. Fu proprio Diego Maggio – avvocato marsalese – che, tredici anni fa, lanciò per primo l’idea di porre l’isola fenicia e la sua laguna sotto l’alta tutela dell’Unesco, quale Patrimonio dell’Umanità. “Mozia e lo Stagnone – ha detto – rappresentano un unicum storico-artistico che ha avuto rilevante influenza per lungo tempo e costituiscono un esempio eccezionale di più civiltà che qui hanno convissuto e che ci hanno tramandato la sommatoria delle rispettive culture. Solo qui infatti possono rinvenirsi, tutte insieme, le prove della più antica e consistente tradizione vitivinicola e di un incrocio unico fra la civiltà fenicia e quella imperiale romana. Siamo unici non solo per le magnifiche e irripetibili saline (di cui sarebbe bene scoprire anche le virtù termali), ma anche perché tutto questo è circondato da generazioni ancor viventi di esemplari della pianta più bella e più utile del mondo: la vite, che ha dato la vita ai numerosi popoli che qui hanno abitato e che hanno lasciato mirabili testimonianze della rispettiva agri-cultura”.

Vito Damiano, sindaco di Trapani definendo con la metafora di “punta dell’iceberg” le saline, ha sottolineato il ricco fondo che le caratterizza sotto il li allo del mare, auspicando di conoscere la data di partenza di questo ambizioso progetto; per il Comune di Paceco ha preso la parola il Vice Sindaco Stefano Ruggirello, che ha relazionato sull’importanza di prendere i contatti e farsi supportare dal Wwf in tutto il percorso del progetto; Alberto Di Girolamo,sindaco di Marsala ha posto in evidenza l’importanza di lavorare in “rete” fra tutte le istituzioni coinvolte, (“solo così si perverrà al risultato positivo”).

L’archeologa Rossella Giglio (Soprintendente Sezione Beni Archeologici di Trapani) definendo le saline con la splendida metafora di “specchio” ha offerto la disponibilità della Soprintendenza nell’ottica del riconoscimento Unesco.

L’architetto Angela Accardi (delegata dal Soprintendente del Mare di Palermo) ha messo in evidenza la delicatezza del rapporto mare-terra vedendo il lavoro dell’uomo come “valore aggiunto”.

Il professore Aurelio Angelini (Direttore Fondazione Unesco Sicilia) in collegamento con Skype ha tracciato l’iter necessario ad ottenere il sigillo Unesco, sottolineando l’importanza di non fallire e per far ciò sarà necessaria la stesura di un’ipotesi progettuale completa e rispondente ai criteri nazionali e internazionali. Ha aggiunto che in Sicilia a fronte di nove province esistono già sette sigilli, che è necessario differenziare beni da proporre e che è suo proposito completare i due mancanti che sono relativi alle provincie di Trapani e Caltanissetta, a tal proposito ritiene ottima la scelta dell’Area vasta delle Saline.

I lavori si sono conclusi con il collegamento (Skype) con l’architetto Jane Thompson (consulente Iccrom e co-autore del manuale Unesco “Managing Cultural Word Heritage” e la proiezione del relativo lavoro curata dall’archietto Angela Savalli e due rappresentanti della Romania e del Brasile. Nel loro intervento hanno presentato esempi di sigilli del Patrimonio Unesco di tutto il mondo e hanno messo in evidenza che quello proposto in questa sede rispose al criterio primo dell’Unesco e cioè “Rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo” nell’area naturale della costa della nostra provincia.

Un evento, questo workshop, che potrebbe tracciare una importante ri-partenza del cammino verso la candidatura Unesco, iniziato nel 2002 grazie all’idea di Diego Maggio, che – avendo raccontato in ogni latitudine questa terra e le sue ricchezze – ha ora auspicato la riuscita di un progetto di largo respiro che impone la rinuncia ai campanilismi e una larga solidarietà fra i soggetti pubblici e quelli privati di questa Sicilia d’Occidente.

Maria Grazia Sessa