Siria

La guerra in Siria e il pacifismo che non c’è

Soffiano sempre più intensi i venti di guerra nel Mediterraneo. Ieri l’Agenzia europea per la sicurezza aerea ha pubblicato un’allerta su possibili bombardamenti aerei in Siria «entro le prossime 72 ore» chiedendo alle compagnie aeree la «dovuta considerazione» nel pianificare voli nel settore del Mediterraneo Orientale. Un avvertimento che arriva contestualmente al crescendo della tensione diplomatica tra Donald Trump e Vladimir Putin, che stanno scrivendo in queste ore un nuovo capitolo del loro ambiguo rapporto politico a suon di tweet e comunicati.

“Preparati Russia, perché i missili arriveranno, belli nuovi ed intelligenti”, ha cinguettato con leggerezza il presidente americano, illustrando la propria linea politica contro le recenti offensive di Assad. Dall’altra, Putin avverte che la Russia risponderà ad un eventuale attacco abbattendo missili e aerei militari a stelle e strisce.

Come spesso accade, nei giorni scorsi abbiamo letto e ascoltato diversi interventi che praticamente invocavano un intervento dell’Occidente per fermare gli eccidi che si stanno consumando in Siria. Chiaramente, né Trump né altri si sognerebbero di intervenire in uno scenario complesso come quello mediorientale per salvare i bambini siriani dalle armi chimiche. E’ triste constatarlo, ma è così. Se gli americani o la Nato decideranno di intervenire, lo faranno per questioni strategiche, di carattere politico ed economico. Il tema dei diritti umani sarà come di consueto strumentalizzato dagli strumenti di propaganda, mentre nelle segrete stanze si parlerà di argomenti molto più prosaici.

Servirebbe l’Onu: quella di un tempo, capace di intervenire con la sua diplomazia, la sua credibilità e le sue forze di interposizione. L’Onu di oggi, purtroppo, è un organismo svuotato di risorse e di peso specifico e può fare ben poco.

Servirebbe anche quello che un tempo veniva chiamato “movimento pacifista”. Raramente è servito a scongiurare guerre e conflitti, ma ha scritto pagine importanti della storia e della cultura contemporanea. Quando è mancato, gli scenari bellici si sono rivelati ancora più atroci e drammatici.

Chiariamoci: quel che accade in Siria da 7 anni non è ulteriormente sostenibile. Ma il rischio è che le soluzioni a cui si sta pensando in queste ore si rivelino addirittura peggiori del danno, trasformando il Mediterraneo in un lago di sangue.