furbetti cartellino

I traditi siamo noi

Leggerete nelle cronache dei giornali, ma ieri siete stati abbondantemente informati da Tv e siti online, quello che è accaduto all’assessorato regionale alla salute di Palermo, dove la pausa caffè durava davvero tanto e c’erano impiegati che in ore di lavoro occupavano il loro tempo per andare a fare la spesa la spesa (la pancia spesso reclama…), per lo shopping, per una lunga passeggiata rilassante e persino per andare dal parrucchiere. In molti non si presentavano neppure in ufficio, o arrivavano con ore di ritardo, però risultavano sempre presenti. Un’indagine della Guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Palermo (il pm è una vecchia conoscenza della procura marsalese: Giacomo Brandini), ha appurato l’ufficio della Regione dove ci sono più furbetti del cartellino. Noi raramente raccontiamo la cronaca in queste nostre note, e non lo faremo neppure stavolta. Come in ogni caso di cui ci siamo occupati preferiamo cogliere, non so se ci capite, i contorni. L’indagine è partita dalla segnalazione di una moglie gelosa che, nel novembre del 2016, ha chiamato il numero “117” per denunciare le strane assenze del marito: avrebbe voluto, in sostanza, vendicarsi di un tradimento del consorte. Da qui sarebbero scattati i controlli della Guardia di Finanza all’interno degli uffici. Il tradimento sembra poi non ci sia stato, invece quello che le fiamme gialle hanno scoperto lo sapete già. I dipendenti dell’assessorato alla Salute pizzicati fuori dall’ufficio sono più di un quinto del totale degli impiegati e dei dirigenti di piazza Ziino. C’era anche una specie di impiegato alla Fantozzi. Era andato in pensione da non molto tempo eppure continuava a frequentare gli uffici. Si dirà: colto da nostalgia andava a salutare i colleghi. Invece no, le intercettazioni visive dimostrano come il pensionato era nel suo ex tavolo di lavoro e sbrigava pratiche forse per tenersi attivo (altro che quota 100). Sono tutti accusati di truffa aggravata, accesso abusivo al sistema informativo e false attestazioni e certificazioni. Nell’ufficio che si occupa di selezionare le pratiche che riguardano la nostra salute, i dipendenti gestivano i loro turni di servizio con presenze fittizie debitamente e furbescamente certificate. E noi pensiamo a quante svolte abbiamo ascoltato la gente lamentarsi non tanto della malasanità, ma della mala burocrazia legata alla sanità. Erano a fare compere e noi aspettavamo la pratica dei rimborsi sanitari; mentre un invalido attendeva una risposta, l’ impiegata era dal parrucchiere e quando la cercavano al telefono era a commentare con la collega (che ritornava dallo shopping), come le era venuta la messa in piega. Sono queste le notizie che ci fanno assumere comportamenti qualunquisti: arrestateli tutti o almeno licenziateli in tronco. Poi invece prevale il raziocinio e ritorniamo a confidare nella giustizia (per quanto qualcuno a casa…)