Arcara apostrofa la Meo in Consiglio comunale: “Lei pensi al suo bambino”. A sostegno della capogruppo del Pd una nota di diversi consiglieri

Nell’ultima seduta, quella di mercoledì 9 ottobre, la consigliera Letizia Arcara nel suo intervento si è rivolta alla collega Federica Meo, capogruppo del Partito Democratico che, come si può ascoltare dalla registrazione della seduta l’aveva interrotta, con queste testuali parole: “Lei pensi alla sua gravidanza, al bambino”.

Infatti la giovane consigliera si trova in stato avanzato di gravidanza. L’affermazione per quanto ha lasciato increduli i consiglieri e disattenti altri esponenti di Sala delle Lapidi, naturalmente non è sfuggita alla consigliera prossima mamma. “Sono rimasta basita e senza parole, ci ha detto la capogruppo del Pd -, è vero comunque che la delusione come rappresentante delle istituzioni e come donna è stata tanta. Poi la collega Arcara si è scusata, ma il tutto lascia il tempo che trova”.

Ieri sera con una nota diffusa attraverso i social, sono intervenuti assieme alla Meo le consigliere Luana Alagna, Linda Licari e i consiglieri Calogero Ferreri e Mario Rodriquez:

Si registra con sconforto che ancora oggi nelle assemblee cittadine c’è una cultura maschilista in cui le donne devono lottare per affermare la propria dignità – affermano gli esponenti di palazzo VII Aprile -. Scontiamo ancora un’arretratezza culturale che inopinatamente ritroviamo anche in atteggiamenti e parole delle donne. Ci sono delle storture che ancora persistono sulla rappresentazione della donna nel linguaggio, che rispecchia il sussistente divario di genere della nostra società e le forti resistenze culturali che non permettono di superare una declinazione del mondo al maschile. Una donna deve lottare oltremodo per affermare la propria indipendenza, la propria autonomia di pensiero talvolta contro le stesse donne. Tutto questo ci impone il dovere di rivendicare questi principi in ogni luogo professionale, sociale, politico ed economico, di rispetto della dignità della donna. I diritti delle donne non riguardano solo le donne ma sono alla base della convivenza civile e per i quali ci batteremo per una comunità più accogliente e giusta. Ci si aspetterebbe anche da chi ha il dovere di garantire e affermare il valore delle istituzioni e che ha la responsabilità di tutela la libertà di opinione e dei diritti dei rappresentanti della comunità, che comportamenti e affermazioni squalificanti soprattutto per chi li esprime venissero prontamente stigmatizzati o quantomeno, sia pure tardivamente, solennemente censurati”.