Il contagio delle sardine

Riempiono le piazze con coscienza e consapevolezza. Non seguono i leader, ma un’idea più ampia di partecipazione popolare. Il popolo delle “sardine”, nel giro di pochi giorni, si è imposto come uno dei principali protagonisti della politica italiana, suscitando immancabili ironie, ma anche rinnovati entusiasmi, specialmente in quel mondo di sinistra che da tempo si interroga sul suo futuro. Stanco di attendere il nuovo Berlinguer, l’elettore di quest’area politica ha progressivamente imparato a fare i conti con dirigenti poco lungimiranti, dal carisma deficitario o tendenzialmente allergici alle piazze per paura di doversi confrontare con il dissenso della propria gente. Hanno quindi deciso di organizzarsi in proprio e di riprendersi autonomamente gli spazi pubblici. In parte era già successo ai tempi del primo governo Conte e delle manifestazioni contro la chiusura dei porti voluta dall’ex Ministro Salvini. Ma adesso sembra che qualcosa di diverso stia per accadere e i partiti tradizionali dovranno fare i conti anche con questo.

Rispetto ai Girotondi del 2001 non hanno bisogno di un Nanni Moretti che salga sul palco a dire che “con certi dirigenti non si vincerà mai”. Perchè è un concetto talmente evidente da non aver bisogno di una pubblica enunciazione. L’obiettivo, però, esattamente come allora, è quello di salvaguardare i principi cardine della nostra Repubblica e della sua Costituzione, in antitesi rispetto alla minaccia populista di Matteo Salvini. Non è un caso che le “sardine” abbiano scelto per la prima prova di forza l’Emilia Romagna che si appresta al voto per le regionali. Una terra in cui sono sempre alte le aspettative rispetto all’amministrazione del territorio, ma al contempo fortemente legata alle radici della Resistenza e della Liberazione.

Comunque la si pensi, le “sardine” sono una boccata di ossigeno che potrebbe facilmente connettersi alle istanze popolari, emerse in maniera via via più evidente nei vari territori, potenzialmente capaci di scardinare il bipolarismo tra élite e popolo che si è costituito negli ultimi anni. Qualcuno, in queste ore, starà già pensando come fare per mettere loro addosso il proprio cappello o per denigrarle con i soliti schizzi di fango. Ma la sensazione è che stavolta sarà davvero difficile per tutti svuotare quelle piazze, destinate semmai a contagiare a colpi di libertà e partecipazione tutti quei cittadini che non si sentono rappresentati dall’attuale classe dirigente e coltivano l’ambizione di accorciare le distanze tra Paese legale e Paese reale. E chissà che il contagio non si estenda anche alle amministrative della primavera 2020…

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