Don Marco Renda: “Affrontiamo il tempo della malattia con speranza e fiducia”

Il Coronavirus sta incidendo più di quanto si potesse inizialmente immaginare sulla vita della popolazione. Da un lato c’è la primaria preoccupazione per la salute pubblica legata ai rischi connessi alla pandemia; dall’altro il richiamo a non uscire da casa, a sospendere le attività lavorative e gran parte dei riti che fanno parte della quotidianità. Tra questi, anche quelli religiosi. Anche le Diocesi del territorio si sono allineate alle disposizioni governative in materia, sospendendo le celebrazioni eucaristiche. Al telefono, l’arciprete della Chiesa Madre di Marsala don Marco Renda ammette che “è un momento in cui per i sacerdoti c’è poco da fare”, nella consapevolezza di quanto – oggi più che mai – vada colta l’occasione di un ritorno all’interiorità, per riflettere sul nostro presente e immaginare il nostro futuro.

Don Marco, lei è una figura guida per la comunità dei fedeli e, più in generale per la città. Dal suo punto di osservazione, come stanno vivendo queste settimane difficili i marsalesi?

La comunità dei fedeli sta sentendo molto la mancanza delle messe, a maggior ragione in queste settimane di Quaresima, che per noi sono molto importanti. Tuttavia, sento anche un grande senso di fede, che si manifesta attraverso la preghiera a casa e l’utilizzo di quei mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione. Più in generale, la città sta vivendo con senso di sospensione questa fase, in particolare per l’apprensione legata alla chiusura delle attività commerciali e alla grande crisi economica che stiamo vivendo. C’è poi tutto ciò che ruota attorno ai rapporti umani, la mancanza delle strette di mano, degli abbracci e dei baci, che per i siciliani hanno un ruolo importante.

Come immagina il ritorno alla normalità?

Il tempo dell’assenza può servirci a riscoprire alcune cose che spesso diamo per scontate, come l’importanza del pregare assieme, che in alcune zone del mondo viene negata per la mancanza di preti o per la presenza di regimi persecutori che non lo consentono. Ritrovare i rapporti umani sarà importante per tutti. Quando potremo lasciarci alle spalle questi momenti difficili, sarà una festa.

In molti, da giorni, si chiedono se ci sarà la possibilità di celebrare i riti della Settimana Santa, in particolare la Sacra Rappresentazione del Giovedì e la Processione della Madonna Addolorata. La risposta sembra scontata, ma quando crede che avremo certezze a riguardo?

Le limitazioni si estendono fino al 3 aprile, ma con ogni probabilità verranno prorogate. Ci atterremo alle disposizioni delle autorità civili con rispetto, nella consapevolezza che non si può mettere a rischio la salute pubblica. Avremo una Pasqua più intima e spirituale. Saremo partecipi al dolore di chi ha perso una persona cara e rivolgeremo il nostro pensiero e le nostre preghiere alle persone malate e ai medici.

In queste settimane, Papa Francesco sta assumendo sempre più un ruolo di guida spirituale globale, riconosciuto anche al di là della comunità dei fedeli. Da sacerdote e uomo di fede, cosa ne pensa?

Papa Francesco è un esempio luminoso di vicinanza nella preghiera al dramma che il mondo sta vivendo. Del resto noi crediamo in un Dio che si è fatto uomo. La sofferenza umana, dunque, appartiene al nostro Dio che ha scelto l’umanità e anche alla Chiesa.

Come vi state comportando nei confronti delle persone che stanno male e che in questi giorni chiedono di accedere ai sacramenti?

Continuiamo ad andare nelle loro case a portare l’eucarestia o per la confessione. Con le dovute precauzioni, non facciamo mancare i sacramenti alle persone che stanno male.

A Marsala, come sa, ci sono alcuni casi di tamponi positivi al Coronavirus. Molte famiglie sono in ansia, che messaggio si sente di rivolgere a riguardo?

Alle famiglie in ansia per le difficoltà legate alla malattia rivolgo un invito a coltivare sempre la speranza e la fiducia. Le invito ad affrontare il tempo della malattia con forza e, per chi crede, ad affidarsi a Dio, non per una richiesta di guarigione ma per accompagnarsi al Signore. Il tempo della malattia può farci trovare una forza interiore che pensavamo di non avere. Possa aiutarci la nostra umanità e la forza del Signore.