Il nostro 23 maggio, in ricordo di Capaci – VIDEO

Il 23 maggio non è mai una data come le altre. Almeno da 28 anni, da quel sabato pomeriggio del 1992 in cui gli italiani interruppero le loro attività per ascoltare le terribili notizie che arrivavano dalla Sicilia. Dalla fine degli anni ’70 al decennio successivo, Cosa Nostra aveva già ucciso decine di magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine, giornalisti, sindacalisti, professionisti che avevano cercato di far saltare i piani dei boss. Ma quello che avvenne a Capaci segnò uno spartiacque nella presa di coscienza di intere generazioni e il tema della lotta alla mafia divenne, seppur tardivamente, un tema centrale dell’agenda politica e mediatica. Purtroppo, tutto ciò non bastò ad evitare la Strage di via D’Amelio e altri omicidi eccellenti, ma il segno lasciato fu comunque profondo. Tanti studenti cominciarono a immaginare un futuro professionale in prima linea per dare il proprio contributo alla guerra che lo Stato avrebbe dovuto combattere contro i mafiosi. Alcuni frutti sono stati effettivamente raccolti, ma appare evidente che le organizzazioni criminali continuano ad ingerire sul tessuto economico e sociale del nostro Paese, con la complicità di alcuni settori dello Stato che continuano ad alimentare il cancro della corruzione e collusioni di ogni sorta per il perseguimento di interessi personali.

A fronte di tutto ciò, come più volte abbiamo ripetuto, serve un impegno costante. Per alimentarlo, continua ad essere fondamentale il ricorso alla memoria, al ricordo delle pagine più drammatiche della nostra storia recente e dello spirito che animava uomini come Giovanni Falcone. Proprio per questo, oggi abbiamo deciso di dedicare sul nostro giornale una serie di spazi di riflessione speciali, che consentiranno a tutti noi di rileggere o riascoltare Giovanni Falcone. Abbiamo predisposto un banner che mette in rotazione alcune tra le sue frasi storiche e un video che raccoglie stralci di interviste e interventi televisivi in cui il magistrato palermitano raccontava il suo impegno quotidiano, le sue sensazioni e i suoi convincimenti. Come quando sottolineò che la mafia è un fatto umano e come tale era destinato ad avere un inizio e una fine. Un lucido auspicio, che condividiamo pienamente.