Continua il racconto dei giovani rimasti al nord: «Ho avuto il Coronavirus e non me ne sono accorto».

Tre mesi fa, in piena emergenza Covid, abbiamo raccontato le storie “quotidiane e straordinarie” di Lorena, Luca, Francesco ed Andrea, 4 giovani siciliani rimasti al nord nonostante vivessero in regioni con alta percentuale di contagi. Questi ragazzi, in quel particolare momento di crisi, scelsero di non salire sui “famosi treni dell’8 Marzo” che li avrebbero ricondotti a casa, dalle loro rispettive famiglie di origine. Una scelta che allora gli valse l’appellativo di “giovani straordinariamente normali” a causa della “serena naturalezza” emersa dai loro racconti di vita. Quel gesto, invece, in quel particolare momento di psicosi collettiva, fu di grande conforto per chi, come noi, si apprestava a vivere un lungo periodo di chiusura forzata. Si trattò di un buon esempio di stabilità in un contesto fin troppo incerto e traballante. A Marzo abbiamo raccontato le loro comprensibili paure, le loro ansie, le loro emozioni ed anche la loro speranza di uscire indenni da una situazione certamente complicata (leggi qui) .

Le loro storie hanno appassionato i nostri lettori ed è per questo che li abbiamo ricontattati. Il sequel delle loro storie ha sorpreso ed emozionato ancora una volta, per forza di volontà ed abnegazione. In questi pochi (ma lunghissimi!) mesi fatti di tempo sospeso e di alienante routine, i figli della nostra terra hanno continuato a lavorare e a studiare. Lorena C., 29 anni, insegnante mazarese trasferita a Cremona, ha messo al mondo una bambina, un batuffolo rosa dalle guance paffute. Luca C. anch’esso mazarese ma trapiantato a Piacenza, laureato in scienze infermieristiche, ha continuato a lavorare nel Covid Hospital di Castel San Giovanni ed ha vissuto in prima persona l’emergenza Coronavirus. Ha fatto turni massacranti perché mancava il personale e gli ammalati da gestire erano troppi. Nella sua trincea, nel suo reparto, ha visto vite rinascere o ripiegarsi su sè stesse come foglie secche. Ha visto con i propri occhi la disperazione dei pazienti e dei loro familiari, un’esperienza difficile da dimenticare. Francesco B , 23 anni, è ancora alle prese con esami universitari. In piena emergenza aveva fatto una sorta di emigrazione al contrario, ritornando cioè a Bologna per poter studiare e stare al passo con gli impegni dell’Ateneo. Andrea B, 29 anni, marsalese, già laureato, era rimasto in Toscana, dove doveva completare uno stage formativo per la sua professione.