Covid Hospital al San Biagio di Marsala? Al momento è tutto fermo

Sono trascorsi due mesi da quando, il 7 maggio scorso, l’assessore regionale alla sanità Ruggero Razza annunciò a Palazzo VII Aprile l’intenzione di trasformare il vecchio San Biagio in Covid Hospital in vista di una seconda ondata, paventata da molti virologi. In quell’occasione, Razza spiegò che comunque, a prescindere da nuovi picchi autunnali, la Regione avrebbe messo a disposizione della provincia una struttura specializzata nella cura delle malattie infettive. In tal modo si sarebbe evitate di creare interferenze e disagi ai nosocomi del territorio in caso di nuove emergenze epidemiologiche. L’indicazione del San Biagio fu senz’altro sorprendente, anche perchè si disse che i lavori sarebbero partiti in tempi record in modo da avere la struttura pronta tra fine ottobre e i primi di novembre.

Arrivati all’11 luglio, la situazione del vecchio ospedale lilybetano non è cambiata di una virgola: il cantiere per la ristrutturazione non è partito e nessun operaio ha cominciato a lavorare. La situazione è quella di sempre: il portone d’ingresso di piazza San Francesco è sbarrato, così come resta murata la porta da cui si accedeva al Sert; il prospetto che si affaccia sulla via Armando Diaz è rimasto nella sua condizione decadente, tra cornicioni pericolanti, vetri in frantumi e serrande rotte. Dalla parte di via Colocasio, che si trova invece in condizioni di agibilità, continua a lavorare il personale in servizio presso il Centro di igiene mentale, così come gli operatori del 118, ma nessuno sa niente su un eventuale avvio dei lavori di ristrutturazione.

Sulla vicenda, il sindaco Alberto Di Girolamo mantiene una posizione contraria alla trasformazione del San Biagio in centro per malattie infettive. Come aveva già detto lo scorso 7 maggio a Razza e più recentemente a Oddo, Di Girolamo resta convinto che una struttura del genere dovrebbe essere collocata altrove. “Non sta né in cielo né in terra. E’ una scelta assolutamente inopportuna. Il reparto di malattie infettive è importante che ci sia, ma deve essere realizzato nelle vicinanze del Paolo Borsellino: o presso il Campus Biomedico o in una struttura prefabbricata che potrebbe essere allestita nella stessa zona. Solitamente i reparti di malattie infettive vengono realizzati con strutture a sé, ma vicine agli ospedali. In tal modo, il reparto si mantiene isolato dal resto della struttura ospedaliera, ma risulta facilmente collegato con la stessa, in modo da poter facilmente usufruire dei vari specialisti che vi operano. L’ospedale è un bene comune, riguarda tutti. Non può essere oggetto di campagna elettorale a beneficio di qualcuno. Mi fa piacere che, dopo la passerella del 7 maggio, adesso se ne siano accorti anche altri”.