La Marsala che verrà: la “nuova” Porta Nuova

Mi è capitato, qualche giorno fa, di imbattermi in una vecchia foto: ritrae la mia classe, quasi al completo, sotto uno degli alberi storici di Porta Nuova. Era l’ultimo giorno di scuola del quinto anno e il pensiero degli esami di maturità sembrava temporaneamente accantonato per lasciare spazio alla voglia di ritrovarsi, ancora una volta in leggerezza, nella piazza che per noi era diventata una sorta di appendice delle nostre case. Altre mille volte eravamo stati lì e tante altre volte ci saremmo tornati. Ma quel giorno e quella foto conservano un valore a sé, segnando idealmente uno spartiacque che ben definisce tutto ciò che c’è stato prima e quello che è arrivato dopo.

Nella “nostra” Porta Nuova non c’era più il Kalòs, che era andato a fuoco qualche anno prima, ma non c’erano ancora lo scempio del chiosco antistante il bar Moderno, né – ovviamente – i Giardini della Vittoria. Non c’erano nemmeno le recinzioni che per custodire i reperti degli antichi hanno mozzato la visione dei contemporanei e, naturalmente, i viali che portavano al mare erano aperti alla pubblica fruizione. C’erano i posteggiatori abusivi, c’erano anche gli spacciatori. Ma, come molti nostri coetanei, facevamo finta che non ci fossero. Perchè quel pezzo di piazza in cui solitamente stazionavamo era tutto sommato tranquillo, e perchè eravamo più portati a concentrarci sulle nostre conversazioni leggere in cui, talvolta, faceva capolino anche un po’ di consapevolezza dell’età adulta in arrivo. Col senno di poi, mi viene da dire che la nostra Porta Nuova non c’è più da un pezzo. Ha cambiato forma e funzione, ma non è detto che il vestito del passato sia sempre il migliore possibile, benchè sia oltremodo prezioso il ricordo di quel che eravamo in quegli anni e del ruolo che certe tappe obbligate hanno rivestito nella nostra formazione…